sabato 3 maggio 2008

QUATTROMAGGIO

Cosa potresti aggiungere che non sia già stato scritto in 59 anni di lacrime e commemorazioni.... cosa pensi di poter dire di nuovo di concreto ... e cosa pensi di poter dare a livello di emozione che possa anche solo integrare quello che altri hanno conosciuto ben prima di te, e in alcuni casi addirittura vissuto in prima persona...
Nulla, ovviamente.
Ma il fatto stesso di poterci mettere qualcosa di mio, di poter ricordare sul mio piccolo blog quei 18 ragazzi che ci hanno consegnato un mito grazie al quale la fede granata ha trovato radici impossibili da sradicare, mi da gioia.
Gioia, sì.
Perchè i nostri Campioni di allora erano altra cosa, come lo era lo sport e lo era la nostra Italia. Contesto irripetibile.
Non c'era l'inquinamento di oggi nel calcio, contava di più la parola, la fiducia di rapporti consolidati tra uomini... e non per forza un contratto scritto. Le scarpette erano nere, e i palloni di vero cuoio che si inzuppavano tremendamente quando la pioggia li bagnava.

La gente gremiva gli stadi quando arrivava il Grande Torino, con le bandierine attaccate ad un bastone che serviva solo a quello. C'erano ombrelli in gradinata, c'erano i cappelli dei signori di allora che venivano alzati al cielo per un gol o una giocata funambolica di Valentino. C'era la guerra da dimenticare, c'erano valori e moralismo vero, basato su concetti di perbenismo che qualcuno ritiene deleteri, ma che a perderli negli anni si è vista la degenerazione di tutto. C'era fame, ma anche voglia di riscatto, c'era povertà, ma fiducia nel futuro, c'era delinquenza sì, ma che aveva un fine diverso persino quella.
Cominciava l'immigrazione di massa, fatta di "napuli" che venivano su con la valigia di cartone e la tristezza nel cuore per aver lasciato paesi e famiglie in cerca di fortuna, intesa come lavoro e stabilità, e non certo come prostituzione, spaccio o contrabbando.
C'era un' Italia vogliosa di rinascere da se stessa. C'era lo sport pulito, anzi, era quello un formidabile mezzo di insegnavamento fatto di disciplina e attività fisica, orchestrate da maestri esperti prima ancora di vita, oltre che di sport.
Uomini, li chiameremmo oggi.
E c'era quella meravigliosa macchina da gol inarrestabile che tutti faceva sognare, il Grande Torino...
In quel mondo quasi romantico e definitivamente perduto, quei ragazzi erano i Campioni tra i Campioni, il fiore all'occhiello dell' Italia in ripresa, la squadra che in giro per il mondo veniva chiamata a fare tourneè prestigiose (vedi Brasile, impensabile per quegli anni, eppure realizzata).

Campioni e uomini veri, in un mondo sportivo vero.
No, non c'è proprio altro da aggiungere... qualsiasi tentativo di parallellismo sarebbe offensivo. Anzi, blasfemo.


Grazie ancora CAMPIONI !